sabato 4 gennaio 2014

Amici vicini e lontani - 7. In un turbine di arrosticini e politica



L’Aquila, 7/8/2013

La prima notizia della giornata è che lo yogurt ha fermentato bene. Leggermente acidulo, ma ci sono ampi margini di miglioramento. Nei giorni scorsi abbiamo parlato a lungo dei nostri esperimenti di produzione alimentare artigianale e Mario, preso dall’entusiasmo, si è precipitato a comprare una yogurtiera. Anche lui ed Elena sono piuttosto lanciati sull’autoproduzione: ci siamo scambiati consigli sulla lievitazione e sulla cottura del pane, lo abbiamo osservato mentre prepara la pizza fritta, ma abbiamo anche fatto i complimenti per la libreria costruita con i casseri recuperati dai cantieri edili, un’idea buona per il piccolo opificio di lavorazione del legno che condividiamo con alcuni amici.
La seconda notizia è che Sergio ci accompagnerà durante la nostra gita a Campo Imperatore. Con lui attraversiamo altopiani quasi mongoli, con strade poco trafficate che filano via diritte tra saliscendi da highway americane, facendosi largo tra prati e pietraie attraversate da pecore, mucche e cavalli. Da Campo Imperatore lo sguardo sorvola il fondovalle, sfiora il rifugio Garibaldi qualche centinaio di metri più su, sale fino alla vetta rocciosa del Corno Grande.
Nel ritorno infiliamo i borghi l’uno via l’altro. A Castel del Monte c’è la festa del patrono e ci fermiamo alle bancarelle a comprare del pecorino locale. Camminiamo per i caratteristici vicoli del centro incontrando solo qualche turista, un padre che gioca col figlio ed un’anziana signora che lavora a maglia all’ombra della torre.
Saliamo poi fino a Rocca Calascio, borgo abbandonato utilizzato come set per diversi spaghetti-western. Disabitato, almeno a prima vista, parrebbe anche il sottostante paese di Calascio, entrando dalla parte alta. Ma la vita qui si svela pian piano, e rimaniamo sorpresi dai palazzotti signorili che fanno la loro comparsa tra le case diroccate, con ancora visibili pubblicità di bibite anni ’50 e scritte in vernice inneggianti agli alleati. Scopriamo che la vita è concentrata nella parte bassa una volta che ci rimettiamo in moto in direzione di Santo Stefano di Sessanio.
L’ultimo borgo che visitiamo è sede di un albergo diffuso: proprio questo, oltre alla bellezza del luogo, potrebbe essere il motore della ripresa di Santo Stefano, che tra i paesi visti oggi è quello dove le ferite del terremoto sono più visibili (a partire dalla torre, quasi interamente crollata, che svetta sul borgo).
Per la nostra ultima serata all’Aquila è stata organizzata una grigliata a base di arrosticini. Ci troviamo in Piazza delle Arti, un piazzale nella periferia della città che è stato messo a disposizione di diverse associazioni. La sede del circolo Arci “Querencia” è un posto davvero accogliente, quasi ci si dimentica di essere in un container. Certo è dura: “la vecchia sede era nel centro storico e la gente veniva a farci un salto anche se non c’era niente in programma”, raccontano. “Qui ci si deve venire apposta, prendere la macchina…”. I discorsi si spostano dalla politica (la maggior parte dei presenti ha qualche anno in più di noi ed ha avuto modo di impegnarsi attivamente: al giorno d’oggi scappa la voglia anche ai più volenterosi) alle storie personali che ci hanno portato qui da Cremona, La Spezia, Pisa, Alba, Basilicata, Sulmona, Ciociaria… C’è un po’ tutta l’Italia rappresentata in questa tavolata. E di questo dobbiamo ringraziare gli amici del Querencia, la loro rabbia e la voglia di ricominciare. In bocca al lupo, ragazzi. Se a qualcosa può servire, cercheremo almeno di raccontare.

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