sabato 24 settembre 2011

Tra Quarnaro ed Istria via terra e via mare - 6. Palačinka 2011

Cherso, 23/8/2011
Colazione sul mare con bjela kava (caffelatte) ed un rappresentativo esempio della debordante pasticceria balcanica: la kremšnita, un vero e proprio cubo di crema pasticcera racchiuso tra due strati di pasta sfoglia.

Da questo bar sulla punta del promontorio a nord della baia di Cherso inizia la nostra passeggiata sul lungomare che ci porterà fino in città. Sono passate da poco le nove, ma già si intuisce che ci aspetta un'altra giornata torrida e che al rientro ci fermeremo per un bel bagno quando il caldo si farà insopportabile.


Neanche mezz'ora ed eccoci sotto la torre di Cherso, all'interno della quale è stato realizzato uno spazio espositivo, un angolo degustazione ed una rivendita di prodotti tipici della zona. Certo, alcuni prodotti si trovano anche sui banchetti del centro a prezzi più bassi, ma le ragazze ci sanno fare. Ci fermiamo con loro a parlare delle specialità di Cres: i fichi, che si trovano in abbondanza pure qui, i prodotti provenienti dall'allevamento delle capre, la grappa al miele... assaggiamo anche una deliziosa marmellata di salvia, poi saliamo a goderci il panorama. Accanto a noi una signora italiana che dapprima ci indica entusiasta un caprone in cima ad un muretto a secco a due passi dal centro della città e poi inizia a parlarci rapita delle bellezze dell'isola.


Cres è una meravigl
iosa cittadina di stampo veneziano incastonata nel fondo di una stretta e profonda baia. Le casette color crema allineate intorno al porticciolo e alla piazza principale sono davvero pittoresche, così come i vicoli interni che di tanto in tanto svelano minuscole chiesette nello stile tipico della zona, con le campane posizionate in una bifora in cima alla facciata. Anche la chiesa principale appare all'improvviso, camminando tra vecchi muri sui quali campeggiano ancora sbiadite scritte inneggianti a Tito. Oltrepassando il campanile – staccato dal corpo principale, alla maniera delle più importanti chiese delle cittadine istriane - si sbuca sotto la torre dell'orologio e ci si ritrova davanti alla fontana della piazza principale. Camminiamo in quell'accogliente salottino che è il lungomare che circonda il porticciolo, poi torniamo all'interno. Ecco apparire la Pjaceta; il nome slavo è chiaramente derivato da quello italiano, che descrive bene questa piazzetta intima e irregolare dove ci fermiamo per bere a una fontanella. Qui incontriamo di nuovo la signora della torre. Non dice niente, si limita a guardarci, poi si guarda intorno e spalanca le braccia, come invitandoci a continuare a godere della bellezza di Cherso e di tutte le sorprese che svela in continuazione.

In giro per l'isola abbiamo incontrato molte biciclette. Ne noleggiamo un paio anche noi e ci dirigiamo verso il lato opposto del promontorio da cui abbiamo iniziato la camminata questa mattina. Superiamo la spiaggia dei naturisti e – tra spiagge di ciottoli finissimi e scogli - scoviamo altri angoli per fare il bagno. Pedaliamo e nuotiamo, interrompendoci solo per bere Cockta e Limona, fino a concederci un bis del tramonto di ieri.
L'Istria, meta di tante vacanze, è sempre lì, e fa uno strano effetto guardarla da fuori. In questo viaggio le stiamo girando intorno, quasi si trattasse del finto corteggiamento di due vecchi amanti.
La sera ci gustiamo una palačinka (le crêpes slave) sul lungomare, mentre a pochi metri un musicista di strada, accompagnandosi con la sua chitarra, suona i pezzi di qualche cantautore croato a noi sconosciuto. Poi arriva l'ora di terminare l'esibizione; raccoglie l'incasso della serata e infila lo strumento nella custodia, mentre dalle montagne intorno a Cres giunge lo scampanare delle capre sparse sui pendii.

Devo aver preso da mio padre il gusto di storpiare i testi delle canzoni. Quando ero piccolo sul tema di
Kalinka si metteva a canticchiare “palačinka”. Rientro con questo motivetto in testa, ridendo tra me e me. A volte è bello ricordare con un sorriso, per stemperare la malinconia.

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