martedì 17 novembre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 9. Asini, pergolati, retsina

Sami, 24/08/09
Il nome di Cefalonia per noi italiani è legato indissolubilmente alla strage dei nostri soldati compiuta dalle truppe tedesche nel corso della seconda guerra mondiale. Più volte, durante la nostra permanenza sull’isola, mi sono soffermato a pensare a come deve essere la morte a vent’anni in questa terra inondata di luce. Molti turisti transitano ignari per le sue strade, si coricano sulle sue spiagge, mangiano nei ristoranti sul lungomare; Cefalonia rimane lì, come impregnata di tutta la sua storia, ricchezza e povertà, vita e morte, e lì rimarrà anche dopo la loro e la nostra partenza, per l’eternità. Questo è l’effetto che mi fa Cefalonia: la certezza che rimarrà sempre al suo posto, una sorta di promemoria, monito, avvertimento.
Ad Argostoli ci
sono un monumento ed un museo dedicati alla Divisione Acqui, sterminata dai soldati tedeschi dopo l’otto settembre del ’43. Per andarci rischio di ribaltarmi con lo scooter divincolandomi nel traffico del centro; ma quando arriviamo al museo lo troviamo chiuso. Monday 21-23, dice il cartello alla porta, dalla quale tentiamo di dare un’occhiata di dentro. Per dare un senso alla nostra sosta ad Argostoli entriamo in un negozio di souvenir dove, in memoria del nostro incontro di ieri, acquistiamo un magnete a forma di tartaruga caretta caretta, che finirà sulla caldaia della casa grumellese accanto ad un altro simbolo greco: l’asinello raffigurato sul magnete comprato a Fiskardo.

A proposito dei caratteristici asini greci, per le strade di Corfù ne abbiamo incontrati parecchi, carichi di bisacce ed accompagnati dai loro padroni; mentre a Cefalonia sono più numerose le capre, che si incontrano un po’ ovunque. Anche a Castelbuono, in provincia di Palermo, hanno pensato bene di recuperare l’asino alla sua funzione di bestia da soma, utilizzandone un paio per effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta. Pare che, superata l’iniziale sorpresa, i due singolari addetti alla raccolta (che si inerpicano per le ripide e strette vie del centro meglio di qualsiasi camioncino) abbiano riscosso la simpatia degli abitanti. Non manca mai il fieno per loro davanti alle case (un po’ come avviene dalle mie parti per l’asinello di Santa Lucia!) e, cosa più importante, la percentuale di raccolta differenziata, che fino a poco tempo fa era ferma a pochi punti percentuali, ha registrato un notevole incremento. Credo che se si riuscisse in qualche modo a coniugare l’efficienza del nord Europa con la creatività mediterranea, il mondo sarebbe un posto migliore.

Ci rimane la sete di cultura. Avendo perso l’appuntamento con la storia andiamo a quello con le scienze naturali. A Davgata, villaggio dell’entroterra, c’è un museo che offre una panoramica piuttosto completa sulla storia, la geologia, l’ambiente, la flora e la fauna dell’isola.
Il sole a picco ci suggeri
sce che è l’ora di un bagno. Ritorniamo sulla costa procedendo in direzione di Asos e Fiskardo. Seguendo l’istinto svoltiamo in una stradina che ci porta in una piccola spiaggia di ciottoli dove non c’è quasi nessuno. Intorno a noi solo una coppia di greci. Alle nostre spalle una chiesa, una casetta, una baracca ed un paio di barche. Di fronte a noi la penisola su cui sorge Lixouri. Decidiamo di dirigerci là, riprendendo la strada principale e girando subito a sinistra, inerpicandoci per le montagne rocciose e scendendo in picchiata verso il fondo del golfo di Argostoli, dove la spiaggia diventa limacciosa. Alla nostra destra infatti c’è una zona umida che si estende fino alle cave situate ai piedi delle montagne che ci separano dal golfo di Myrtos. Scendendo verso Lixouri il dolce paesaggio collinare e la costa circondata dai canneti sono in netto contrasto con la sponda opposta del golfo, così irta e scoscesa.
Arrivati a Lixouri ci rendiamo conto che si è fatto troppo tardi per esplorare la parte più occidentale della penisola. Ci fermiamo per un caffè greco e decidiamo di riavvicinarci a Sami ripercorrendo la strada a ritroso. Svoltiamo verso il paese di Zola, situato su una suggestiva terrazza sul mare. Scendiamo a farci un bagno nel golfo di Myrtos, che separa la parte più settentrionale della penisola di Lixouri dalla costa nord-occidentale dell’isola.
Il ritorno è uno spettacolare susseguirsi di visuali a picco sul mare inondato dalla luce del tramonto e villaggi fatti di muri bianchi, case color crema, persiane colorate, gradini, terrazze, orti, pergolati, caprette, vecchiette sdentate. Nei piccoli e semplici giardini e nei poveri orti alberi di noce, limoni, palme; ulivi tra i muretti a secco, platani nelle piazze, agavi tra le pietraie. E una specie di pino, diffusa anche nel sud Italia, dalla forma regolare e con gli aghi raccolti in piccoli gruppetti rivolti verso l’alto, di cui ignoro il nome.
La Grecia è il paese
dei pergolati, e già questo potrebbe farne il mio posto ideale. La vegetazione poi è meravigliosa. Fichi, melograni, oleandri, bignonia, basilico greco; a casa ho un giardino tipicamente greco e non lo sapevo nemmeno! Certo, si tratta di specie diffuse in tutto il Mediterraneo e forse è solo che ultimamente osservo la vegetazione con maggiore attenzione. Però anche in questo caso ho la sensazione che la Grecia mi stesse aspettando.
La sera facciamo quattro passi e ci fermiamo a bere qualcosa in un locale del lungomare di Sami. Un quartetto sta improvvisando alcuni pezzi popolari: potrebbe essere rembetika, ma non ne sono sicuro. I musicisti ci sanno fare, ed ogni tanto qualcuno si alza dai tavolini ed accenna qualche passo di danza. Verso mezzanotte siamo gli u
nici stranieri rimasti. Credo sia un buon segnale. Ordino un bicchiere di retsina (il tipico vino bianco greco, aromatizzato con la resina di pino) e me ne portano mezzo litro. Un bicchiere va giù volentieri, ma non riesco a finire la bottiglia perché il sapore dolciastro dopo un po’ mi viene a noia. L’effetto è combinato con quello della robola (vino bianco prodotto proprio qui a Cefalonia) che ho bevuto a cena. Domani per depurarci faremo un bel trekking.

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