giovedì 26 novembre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 11. La nostra piccola odissea

Vathy, 26/08/09
Pare che Ulisse ci abbia impiegato dieci anni a rientrare ad Itaca. Oggi con i trasporti va decisamente meglio: in mezz’ora da Sami si raggiunge la costa occidentale dell’isola in località Piso Aetos, ovvero un molo, la biglietteria della Strinzis Ferries e poco altro. Qui non ci sono Proci ad attenderci, ma un bus che ci porta a Vathy, sulla sponda opposta dell’isola.
Il profilo della petro
sa Itaca dal mare sembra quasi la schiena di un cammello che emerge dall’acqua; due grosse gobbe montuose collegate da una stretta striscia di terra che in autobus impieghiamo una manciata di minuti ad attraversare.
La nostra piccola odissea consiste nel trovare un posto per la notte. Dopo aver percorso Vathy in lungo e in largo, finiamo col sistemarci in una modesta camera con angolo cottura in un vecchio edificio a schiera che si affaccia direttamente su una delle stradine che dal lungomare salgono verso le colline dell’interno. La padrona di casa è un’anziana signora circondata di marmocchi schiamazzanti che suppongo siano i nipotini. Mi ricorda mia zia Teresina una decina di anni fa.

Bisogna che lo affermi chiaramente che certo non appartenevo al mare… così canta Guccini in “Odysseus”. E certo al mare non appartengo nemmeno io, cresciuto nella Bassa Padana, in quella pianura attraversata dal Grande Fiume che al mare ci arriva, prima o poi, ma prendendosela comoda, divagando, perdendosi in anse, curve e controcurve, in tutta calma, insomma. Ma esiste davvero una ragione precisa per cui veniamo al mondo in un determinato posto? Non può essere dettato tutto da una lunga serie di coincidenze? Non può essere il frutto di una delle infinite combinazioni, delle innumerevoli possibilità, delle scelte compiute o del destino capitato ai nostri genitori, e prima ancora ai nostri nonni, ai nostri avi, e così via risalendo fino alla notte dei tempi? Non può essere che il nostro posto sia in realtà altrove? Che il paese natale sia solo un punto di partenza? O un punto in cui tornare, prima o poi? O tutte e due le cose insieme? Quando si è interamente assorbiti da un viaggio, i luoghi dove viviamo normalmente la nostra vita sembrano così lontani; ed io ora mi sento al mio posto navigando tra un’isola e l’altra, decidendo il programma di giorno in giorno, di ora in ora, di minuto in minuto.

La percezione della minaccia del fuoco, che in questi giorni cinge d’assedio numerose zone della Grecia, è data anche dai numerosi elicotteri che sorvolano la zona per monitorare la situazione, e che stamane ci hanno dato il buongiorno durante la colazione in terrazza. Prima di congedarci da Cefalonia ci siamo fatti un ultimo bagno nella spiaggia sotto il nostro appartamento, ci siamo tolti il sale con una rapida doccia, abbiamo salutato la padrona di casa e i suoi gatti, abbiamo consumato uno spuntino e ci siamo presi un caffè greco sul lungomare in un locale al cui interno facevano bella mostra di se diverse foto di Nicolas Cage sul set de “Il mandolino del capitano Corelli”, pellicola girata a Cefalonia una decina di anni fa che ha contribuito a promuovere l’immagine dell’isola nel mondo (è stata anche creata una catena caffè, dedicata proprio al capitano Corelli).
Al momento di salire sulla nave ci ha preso un po’ di malinconia. Non siamo riusciti a visitare il lago di Melissani, proprio nei pressi di Sami, dove riemerge l’
acqua marina entrata nel sottosuolo vicino ad Argostoli ed arrivata fin lì attraverso le cavità di tipo carsico del sottosuolo. Non siamo nemmeno entrati nelle grotte di Diograti, suggestivo sito che si trova pochi chilometri più all’interno, considerato a rischio per l’eccessiva affluenza di turisti (forse organizzarci dei concerti non è esattamente un’idea geniale). Abbiamo lasciato Cefalonia nonostante queste lacune, perché sentivamo che era il momento di cambiare e perché Itaca all’orizzonte ci stava chiamando. Le mancanze potrebbero essere un giorno il pretesto per un ritorno.

Ci sediamo ai tavoli di una taverna ad un centinaio di metri dalla nostra camera, nel centro della capitale di Itaca, affaticati per la strada percorsa zaino in spalla alla ricerca di un posto in cui trascorrere la notte. Ci godiamo alla grande la melitzanosalata (una crema a base di melanzane) ed il vino rosso della casa. Non abbiamo ancora idea di come ci muoveremo sull’isola. Vedremo di perderci, in qualche modo.

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