giovedì 14 ottobre 2010

Coast al cubo - 2. Punta Penna e altri fari

Ostuni, 30/7/2010
Facciamo colazione con biscotti tipici abruzzesi e lasciamo il posto a chi verrà dopo di noi. Anche a Cupello domani ci sarà un matrimonio: sono arrivati stamattina i primi invitati dalla Svizzera ed alloggeranno proprio nella nostra camera. In queste terre di emigrazione i matrimoni si celebrano spesso nei mesi di luglio e agosto, di modo che i parenti lontani possano approfittare delle ferie estive per fare ritorno nei luoghi d’origine. Incrociamo anche lo sposo e gli facciamo gli auguri. Non sembra teso: ha l’aria di chi sta per andare in spiaggia, non all’altare.
In spiaggia invece ci andiamo noi; per la precisione a Punta Aderci, riserva naturale nei dintorni di Vasto. Scendiamo la strada sterrata che si fa spazio tra colline di campi arati, che precipitano in mare formando piccole falesie tra le quali trovano spazio insenature di ciottoli fini. Facciamo il primo bagno della vacanza nell’azzurro dell’Adriatico, di fronte ad un trabucco (le antiche costruzioni sul mare utilizzate un tempo dai pescatori).

Rientriamo in autostrada. All’uscita di Vasto Sud i cartelli stradali indicano Montenero di Bisaccia, il paese di Antonio Di Pietro. Da queste parti l’ex pm va più forte che altrove: in ogni paese che abbiamo attraversato c’è una sede dell’Italia dei Valori. Noi siamo però attesi dalla Puglia di Nichi Vendola, un altro che di questi tempi riscuote un certo successo.
Riprendiamo quindi la discesa dell’Adriatico. Il nostro percorso incrocia quello del libro che sto leggendo: “Luci sull’Adriatico” di Enrica Simonetti. Si tratta di un viaggio tra i fari delle due sponde dell’Adriatico: da quelli salentini di Leuca ed Otranto – che forse tra qualche giorno rivedremo – a quello di Corfù (dove siamo stati l’anno scorso), da quello di Punta Penna, dove abbiamo appena fatto il bagno, a quello di Ancona visto ieri dall’autostrada, da Venezia al Faro della Vittoria di Trieste e a quelli istriani, all’ombra dei quali ho passato tante estati.
Termoli, Molfetta, Bari, altri fari visitati da Enrica Simonetti, altre uscite dell’autostrada per noi che proseguiamo fino ad Ostuni. Quest’anno però niente saluto con i parenti: mio zio Giuseppe e famiglia scenderanno solo tra una decina di giorni alla casa di zia Grazia, poco fuori la “città bianca”. Noi staremo già risalendo la penisola lungo il versante tirrenico.
Arriviamo ad Ostuni nel bel mezzo dei preparativi per il matrimonio. Delegati dalla mamma di Ben accogliamo i ragazzi del catering. C’è preoccupazione per il tempo: per domani sono previsti temporali nella zona. Ci toccherà fare una specie di “Waka waka” all’incontrario.

Gli amici di Ostuni hanno organizzato per la serata un addio al celibato. Come lo sposo, anche noi veniamo coinvolti senza sapere esattamente cosa ci aspetta; un po’ frastornati dal viaggio, siamo in balia degli eventi. In realtà tutto si risolve con una cena in una masseria tra Ostuni e Carovigno.
Ben ha riunito l’Italia per il suo matrimonio: alla tavolata c’è gente proveniente da Como, Milano, Verona, Treviso, Parma, Roma… ed altri ne arriveranno domani. Sono amici di università, ma anche ostunesi emigrati in varie parti d’Italia che si ritrovano nella città natale d’estate e per le festività principali.
Rientriamo a tarda notte e crolliamo sul letto, provati dai chilometri, il Primitivo e la Dreher.

Nessun commento:

Posta un commento