giovedì 21 ottobre 2010

Coast al cubo - 3. Pizzica nuziale

Ostuni, 31/7/2010
Seduto al tavolino sotto il pesco mi godo la brezza che mitiga la temperatura delle ore centrali del giorno: nonostante le nubi all’orizzonte finora il tempo tiene e siamo riusciti pure a farci qualche bagno. Ora me ne sto rilassato a guardare la vigna e l’uliveto oltre il muretto in pietra. Ma tra poco dovrò abbandonare il costume da bagno e tirare fuori la famosa giacca e i pantaloni di lino: l’ora fatidica del matrimonio si avvicina sempre più.

Alle 16 in punto partiamo per Francavilla Fontana, paese di Maria Grazia, dove si terrà la cerimonia. La strada taglia in due la campagna, una distesa di ulivi che pare non finire mai, nella quale di tanto in tanto compare qualche trullo o qualche masseria. I giardini sono macchie di vegetazione che interrompono il dominio dell’ulivo e nelle quali svettano le chiome delle palme. Una specie a rischio di questi tempi: il parassita che sta facendo strage delle palme italiane, e che finora aveva risparmiato il Salento, ha fatto la sua comparsa da queste parti. Me l’ha detto il padre di Ben, guardando con una certa preoccupazione le tre grandi palme cresciute nel suo giardino.
Il Comune di Francavilla deve avere ottenuto qualche finanziamento di recente: diversi edifici e strade del centro storico sono in fase di ristrutturazione. Tra questi purtroppo anche la Chiesa Matrice, nella quale vengono celebrate le nozze. L’aspetto scenografico un po’ ne risente, ma abbiamo comunque modo di apprezzare la grande cupola – risparmiata dai ponteggi – ed i maestosi interni.
Unico neo della cerimonia: non riusciamo a far parte della foto di gruppo. Nel momento cruciale siamo impegnati a discutere con l’ausiliario del traffico per evitare che vengano inflitte delle multe alle auto di alcuni invitati. Dopo essercela cavata con uno sguardo torvo e qualche altra monetina nel parchimetro rientriamo nel gruppone quando è ormai troppo tardi.

Da stamattina abbiamo cercato di stare leggeri in previsione del banchetto nuziale ed ora delle voragini si stanno aprendo nei nostri stomaci. Fortunatamente nella masseria dei genitori di Ben, dove si concluderà la giornata, c’è un delizioso gruppo jazz-swing che ci regala pure un omaggio a Nicola Arigliano, salentino doc recentemente scomparso.
Arrivano anche gli sposi e ci sediamo ai tavoli. Tra una portata e l’altra balli, spettacoli con il fuoco (regalati da un amico di Ben) ed un gruppo folkloristico ostunese che propone musica e danze popolari, pizzica e taranta su tutte. Uno dei pezzi più coinvolgenti è sicuramente un brano popolare cantato in grico, lingua di matrice ellenica parlata in una zona circoscritta a Sud-Est di Lecce chiamata appunto Grecìa Salentina. Tutto si confonde e scivola via bagnato dal Salice Salentino e non so più se il suo titolo evocativo è un anticipo di quanto vivremo tra qualche giorno nel leccese, un flash-back delle vacanze greche dell’anno scorso o semplicemente un buon modo per concludere questa parte del racconto: Kalinifta.

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