mercoledì 10 novembre 2010

Coast al cubo - 9. Cosa voglio di più dalla vita?

Montescaglioso, 6/8/2010“Coast to coast significa ‘da costa a costa’. Loro sono partiti dal Tirreno per arrivare sulla costa ionica”. Sasso Barisano. Un uomo parla con la moglie di “Basilicata coast to coast”, il grazioso film di Rocco Papaleo uscito qualche mese fa. Pellicola che ha sollevato polemiche in Lucania a causa del sostegno economico dato dalla Regione per la sua realizzazione. Scelta che in realtà potrebbe rivelarsi oculata, visto che un bel po’ di gente ha deciso di visitare la Basilicata proprio dopo aver visto il film.
Chi non aveva bisogno del film di Papaleo è proprio Matera, meta principale del turismo diretto in Basilicata e già set cinematografico scelto, tra gli altri, da Pier Paolo Pasolini, Francesco Rosi, Roberto Rossellini, e Giuseppe Tornatore. Quattro anni fa la città dei Sassi mi trasmise un senso di desolazione, forse anche per il sole a picco ed il caldo torrido. Oggi la giornata è ventosa ed è pure caduta qualche goccia di pioggia, per cui passeggiare tra le abitazioni scavate nel tufo è un vero piacere. Saliamo e scendiamo i gradini dei vicoli dei Sassi finché non arriva l’ora di uno spuntino. Ci sediamo ai tavolini di fronte al Sedile ed ordiniamo una focaccia materana (pomodori, salsiccia e olive), interrompendo una discussione tra padre e figlio (il secondo non si sente portato per lavorare nell’attività ereditata dal primo; ma a Matera scegliere dev’essere più difficile che altrove).
Uscendo dalla città andiamo a visitare il Parco delle chiese rupestri del Materano e dell’Alta Murgia, in un paesaggio di cui colpisce la pressoché totale assenza di alberi. Il territorio è cosi scarno e riarso che ci viene la smania di tuffarci in mare. Ci dirigiamo perciò a Metaponto, sulla costa ionica: per noi, la prima delle due coast lucane.

“Questi
sono i vicini, che mi fanno anche un po’, per così dire, da…segretari”: così il gestore del Borgo ritrovato – dove dormiremo anche la prossima notte – ci presenta, alzando lo sguardo con aria rassegnata, i due signori sull’ottantina perennemente seduti sull’uscio di casa, di fianco alla nostra stanza. E’ proprio con l’uomo che finisco a parlare di emigrazione. “Partirono in molti da Montescaglioso. Per il Nord Italia, la Francia, l’Isvizzera” (mi fa impazzire quando sento dire in Isvizzera). Mi parla di un servizio sulla raccolta dei pomodori in Capitanata che ha visto ieri sera alla televisione. Dice che un tempo l’immigrazione era gestita meglio che oggi, con un numero imprecisato di disperati stipati in catapecchie e sfruttati come schiavi. O meglio, questo è quanto mi pare di capire, perché il dialetto lucano a tratti si fa troppo stretto. A Sara va peggio: è stata incastrata dalla moglie, che praticamente non parla italiano. In questo, nonostante le mie tendenze antimilitariste, non posso negare l’importanza che ha avuto la naja nel secolo scorso: per molti uomini l’unico contatto con delle realtà diverse dal proprio paese natale. Come nel caso del mio nuovo amico, che ha lasciato la Lucania solo per prestare servizio militare in Piemonte.

Ceniamo a Montescaglioso: orecchiette con sugo di braciole per me, costata di cavallo per Sara, Primitivo di Matera per tutti e due. Le taverne, le piazze, le strade del paese sono piene di gente. Questo è il mese in cui Montescaglioso si ripopola di studenti e lavoratori emigrati e dei loro figli (oltre che di turisti). Ma è anche il mese (l’unico, si lamentano i giovani abitanti) in cui ogni sera c’è qualche evento: sagre, concerti, letture di poesie, spettacoli…C’è anche la festa del PD, che tra l’altro governa saldamente la Regione Basilicata da parecchie legislature. Proprio alla festa dei Democratici (ormai anche le feste dell’Unità sono finite in soffitta perché troppo estremiste) ci fermiamo ad ascoltare un po’ di jazz.

E se a questo punto viene da parafrasare un celebre spot, chiedendosi “cosa voglio di più dalla vita?”, beh, il Lucano l’abbiamo già preso a conclusione della nostra cena.
E allora per stasera, davvero, non chiedo niente di più dalla vita.

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