lunedì 8 novembre 2010

Coast al cubo - 8. Vero cuoio

Montescaglioso, 5/8/2010
La Puglia ed i suoi figli sparsi per il mondo sono l’argomento centrale del secondo libro che ho scelto per accompagnarmi nel viaggio: “Foto di classe” di Mario Desiati. L’autore racconta storie comuni a tanti pugliesi che hanno lasciato la terra d’origine e vi fanno ritorno per Natale, Pasqua e per le ferie estive, come gli amici di Ben incontrati qualche giorno fa o gli “svizzeri” di Cupello.
Per nostra fortuna noi siamo, almeno per queste due settimane, viaggiatori per diletto, e la Puglia la lasciamo solo perché siamo diretti verso la nostra prossima meta: la Basilicata. Facciamo colazione con cappuccino e pasticciotto (il tipico dolce leccese ripieno di crema) e partiamo.
Facciamo tappa per il rifornimento di viveri a Manduria, cittadina ricca di storia oltre che patria del celebre vino Primitivo. Ne approfittiamo per fare due passi per i vicoli del centro, mentre manca il tempo per percorrere la doppia cinta muraria; ci accontentiamo di un’occhiata dal finestrino dell’auto una volta ripartiti.
“Attenzione: città inquinata” è il monito che appare su un muretto a lato della tangenziale di Taranto. Un uomo brucia delle stoppie sul ciglio della strada, incurante del traffico dell’ora di punta. Altre colonne di fumo si alzano qua e là nelle Murge Tarantine. Percorriamo il ponte che taglia in due il Mar Piccolo: alla nostra sinistra si staglia il caratteristico profilo della città pugliese, due promontori ed un isolotto collegato ad essi tramite i due ponti che separano Mar Grande e Mar Piccolo. Su tutto incombe lo spaventevole skyline della zona industriale, dominata dalle ciminiere dell’ILVA che si stagliano contro il cielo più ricco di diossina di tutta Italia.
Proseguiamo lungo la litorale ionica ed arriviamo alla Riserva Stornara, nei pressi di Castellaneta Marina. Se la Puglia è il tacco dell’italico stivale e la Calabria ne è la punta noi siamo – per dirla con l’espressione usata dal fratello del mio amico Luca Lottici quando gli ho parlato del nostro viaggio – dove sta scritto “Vero cuoio”. Parcheggiamo alla stazione ferroviaria, proprio mentre sta arrivando un treno locale composto di un solo vagone. Ne scendono due ragazzini coi loro zainetti da spiaggia. L’ultimo avviso dell’altoparlante, poi il locale riparte sferragliando finché il rumore non si perde all’orizzonte. Non rimane che il canto delle cicale. Seguiamo le frecce e le scritte “mare” verniciate sui muri. Attraversiamo la pineta ed arriviamo ad un passaggio a livello: la famiglia del casellante sta pranzando all’ombra di un pino marittimo. Ancora un tratto di sentiero tra le dune costiere ed eccoci arrivati alla distesa di sabbia finissima e quasi deserta. Il bagno che segue è uno dei più belli della vacanza.
Consumiamo un pranzo a base di verdure e cacioricotta nella pineta odorante di rosmarino selvatico, poi ripartiamo alla volta di Montescaglioso, villaggio situato tra Matera e la costa ionica. Le prossime notti le passeremo in un albergo diffuso; si tratta di stanze dislocate in vari punti del centro storico ma ad una distanza limitata l’una dall’altra e gestite in maniera unitaria. Spesso progetti simili sono inseriti in un’ottica di turismo a basso impatto e vengono realizzati con l’intento di rivitalizzare borghi spopolati.
Montescaglioso si trova su un’altura che offre uno spettacolare panorama sulle brulle colline lucane: il tramonto sul lago di San Giuliano è uno dei più belli cui mi ricordo di avere assistito.
Ceniamo alla sagra dello gnutt’l’, tipica pasta locale che accompagniamo con una bottiglia di Raffo, la birra dei due mari (noto marchio tarantino). Ci spostiamo poi nella piazza principale, dove è previsto un concerto di musiche nel sud, nel senso più ampio del termine: Sud Italia, Sud Europa, Sud America, tutto nello stesso calderone. Un po’ tamarro se vogliamo dirla tutta; ma quando partono le pizziche tutti si scatenano. E il sirtaki altro non è che l’ennesimo flash-back della (Magna) Grecia.

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