martedì 3 maggio 2011

Al tempo di Pasqua in Occitania - 2. Ce n'est qu'un début

Piasco, 25/4/2011

I tricolori appesi ai balconi nei paesi che attraversiamo ci ricordano che oggi è il 25 Aprile. Spesso le bandiere italiane sono accompagnate da quelle della Regione Piemonte, di chiara derivazione sabauda. Molti dei luoghi attraversati o sfiorati ci parlano di Savoia e del Regno del Piemonte: Stupinigi, Venaria, Cavour…
Qui a Piasco, all’inizio della Val Varaita, i tricolori sono accompagnati da un paio di bandiere del Comitato Referendario per l’acqua bene comune e da parecchi v
essilli recanti la scritta No centrale. “Volevano costruire una centrale a biomasse a Rossana, a quattro chilometri da qui, alimentandola con fonti energetiche prodotte e lavorate in Liguria. Il traffico pesante in ingresso sarebbe dovuto passare per l’unica via d’accesso al paese, particolarmente stretta” ci racconta Caterina, che insieme al marito Alessio, al figlio Harry e al gatto Figaro ci ospitano durante il nostro soggiorno a Piasco.
Dopo esserci dedicati alla parte di Occitania in provincia di Torino, ci troviamo ora in provincia di Cuneo. Anche la “Granda” è stata teatro di importanti lotte partigiane; ci sembra un buon modo per celebrare la Festa della Liberazione.
Oggi in particolare raggiungeremo una meta che ci eravamo prefissi già due anni fa al Delta: dopo la foce, le sorgenti del Po. Risaliamo quindi Valle Po tra case in pietra a vista con le loro caratteristiche coperture alternate ad edifici di più recente realizzazione (e spesso poco coerenti col contesto). Abbandoniamo l’auto sulla strada per Pian del Re e proseguiamo a piedi. Ben presto il bosco di larici lascia spazio a un prato fiorito di bucaneve e popolato di marmotte che saltellano goffamente tra le rocce. Il Po al nostro fianco è solo un torrentello, e fa quasi tenerezza a guardarlo. Ma lo scroscio della cascata che scende dalla chiesetta di Pian del Re è potente.
Eccoci arrivati. E’ strano pensare che qui, in mezzo alla neve, ai piedi del Monviso (il “gigante di pietra” che riusciamo solo ad intravedere, a tratti, in mezzo alle nubi), inizia un po’ il nostro mondo, la nostra quotidianità segnata dall’incedere del Grande Fiume e da un orizzonte pianeggiante di cui spesso non si riesce a scorgere la fine.

Rientrando ci fermiamo a prendere un caffè a Crissolo e poi a fare due passi ad Ostana, ridiscendendo poi la valle fino a Saluzzo. L’antica capitale dell’omonimo marchesato ci incanta; ogni palazzo meriterebbe decine di foto, ed infatti Sara è all’opera. Anche le case di architettura più semplice sono abbellite da giardini interni, vasi di fiori all’ingresso, rose e glicini che si arrampicano di fianco alle porte. Passeggiamo per la quiete dei vicoli fino alla Castiglia; qui ci rendiamo conto che si è fatta l’ora di cena. Allora troccoli al ragù e polpette innaffiati da Nebbiolo d’Alba e – come dessert – torta di nocciole con crema pasticcera.



























Il Nebbiolo mi induce qualche
riflessione sul Piemonte. L’Unità d’Italia e la lotta partigiana sono parti della storia della nostra nazione che sono iniziate qui, o che qui hanno vissuto pagine importanti. Ma come il corso del Po, sembra che il Piemonte, dopo l’inizio, se ne sia tenuto (o ne sia finito) in disparte.

Facciamo ancora due passi sotto i portici intorno al Duomo, poi lungo Corso Italia. Silvio Pellico ci guarda dall’alto del suo piedistallo: è al centro della scena eppure, a suo modo, defilato. E forse non è un caso che sia il saluzzese più celebre.

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